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Ritiro sociale in Adolescenza: Cause, conseguenze e strategie d’intervento

Cos’è il ritiro sociale?


Il secolo dell’innovazione tecnologica ha creato ambienti espressivi nei quali gli adolescenti non solo sperimentano nuove possibilità di realizzazione personale e sociale, ma si rifugiano in occasione di  cambiamenti evolutivi, in una forma di vera  e propria solitudine che esprime sia il dolore sia un tentativo di risolverlo, come avviene nel ritiro sociale, la più significativa manifestazione del disagio giovanile odierno.

Questo disagio coinvolge il mondo virtuale e digitale: la maggior parte degli adolescenti e degli adulti preferisce comunicare online su un social piuttosto che visivamente. Questo ha incentivato sì molta comunicazione scritta (messaggi, chat), ma allo stesso tempo ha provocato una perdita del contatto fisico, dell’interazione sociale, e soprattutto della comunicazione più vera e visibile, caratterizzata non solo da parole ma soprattutto da espressioni corporee, facciali e gestuali. Non di meno la perdita del contenuto emotivo del messaggio. In tal senso, il fenomeno del ritiro sociale sta invadendo non poco la vita sociale degli adolescenti; l’hikikomori, così conosciuta, provoca auto esclusione dai rapporti sociali, dalla classe, dalla scuola e dai rapporti personali e privati. Si stima che in Italia, secondo Valditara, ci siano almeno 50000 casi[1]!

Le cause del ritiro sociale: un quadro complesso


Nel caso degli adolescenti, la solitudine rappresenta uno stato d’animo in cui a volte è positivo in quanto è sinonimo di benessere psichico e adattamento. È una strategia funzionale perché permette di riflettere pur sempre conservando i legami, senza necessità di intaccare i rapporti interpersonali.

Il problema nasce nel momento in cui la solitudine inizia ad assumere un’accezione ben poco migliorativa, in quanto sembra essere associata a paura del giudizio e vergogna di esporsi all’altro. Questi aspetti e non solo costituiscono dei fattori che inevitabilmente portano la persona a chiudersi, allontanandosi dall’altro. Esistono inoltre quadri personologici complessi nei quali il ritiro sociale in ottica digitale rappresenta una strategia di coping per cercare di uscire da stati mentali disfunzionali come ad esempio il vuoto, e l’anedonia.

Rispetto al tema dell’isolamento sociale, secondo gli studiosi esistono tre motivazioni sottese che in qualche modo potrebbero favorirlo: Timidezza, scarsa socievolezza ed evitamento sociale. Per ciascuna forma di ritiro sociale è stata poi tracciata una traiettoria di sviluppo: l’ansia sociale è associata alla timidezza, la sintomatologia depressiva caratterizza l’isolamento sociale. Anche la scarsa socievolezza è degna di nota, in quanto provoca problematiche con il gruppo dei pari durante la fase adolescenziale. Esistono tre filoni di ricerca in letteratura che hanno cercato di spiegare le origini delle motivazioni al ritiro sociale.

  • Il primo filone mette in scena fattori di natura bio-psico-sociale. Nel periodo pandemico, le esperienze di socializzazione tra adolescenti si sono ridotte, creando un forte impatto nell’aumento di ansia e sintomatologia depressiva.
  • Il secondo filone di ricerca cerca di comprendere il legame tra qualità e quantità del tempo trascorso da soli a seconda delle motivazioni al ritiro sociale. In tal senso, si è visto come i sentimenti di solitudine vengano sperimentati dai soggetti più inclini alla timidezza i quali, quando la richiesta di socializzazione non viene soddisfatta, tendono a  chiudersi ancora di più nella loro solitudine (aloneliness).
  • Il terzo filone di ricerca cerca invece di comprendere i fattori protettivi e di mantenimento che potrebbero promuovere maggior benessere emotivo e sociale in bambini ed adolescenti socialmente ritirati. Tra questi si annoverano quelli individuali (fattori temperamentali), e quelli relazioni (rapporti con gli insegnanti, qualità delle relazioni di attaccamento).

I segnali da non sottovalutare (Come riconoscere i primi campanelli d’allarme)


Sull’isolamento influiscono anche i social, la voglia di conoscere in rete piuttosto che dal vivo, la ricerca della novità che non sempre si trova nella propria vita quotidiana, la voglia di sperimentare dietro uno schermo il più possibile connesso a internet. Anche  la noia, o l’implementazione degli strumenti digitali durante la pandemia, non hanno fatto altro che creare un circolo vizioso in cui la necessità di creare legami con l’altro appare sempre meno legata alle qualità delle relazioni. Le conseguenze di questa nuova “solitudine digitale”, investono anche la sfera famigliare. I genitori infatti avvertono il distacco e la chiusura dei propri figli, lo percepiscono come un problema perché si interrompe la comunicazione, notando un abbassamento dell’attenzione e della concentrazione anche a fronte di una semplicissima richiesta.

Le conseguenze del ritiro sociale sulla vita degli adolescenti


Le conseguenze riguardano:

  • appiattimento affettivo,
  • stereotipia nei comportamenti,
  • ruminazione continua dettata dalla paura di sbagliare,
  • isolamento.

Un’altra conseguenza del ritiro sociale adolescenziale riguarda l’anedonia affettiva e l’assenza di scopi futuri. Le emozioni sono caratterizzate da una componente conativa, ci spingono a fare qualcosa per la sopravvivenza. Sotto quest’ottica, l’essere umano è mosso da scopi, e le emozioni sorvegliano gli scopi. In tal senso non esistono emozioni positive o negative, ma ognuna è connotata da uno specifico gradiente di concentrazione tale per cui quando avviene un evento di qualsiasi portata, inevitabilmente interviene una specifica emozione e un determinato pensiero che provoca un comportamento. Un adolescente che non riconosce le proprie emozioni, che non si sperimenta per vedere quanto sia capace di gestirle e di affrontarle, avrà delle serie problematiche future legate ai propri scopi e alle proprie aspettative, a ciò che andrà a scegliere e in quali modalità.

Il ruolo della famiglia e della scuola


La scuola può programmare attività mirate al miglioramento delle relazioni sociali in classe, anche attraverso lo svolgimento di laboratori e attività di gruppo specificamente mirate all’inclusione e alla collaborazione. Diventa quindi fondamentale rivolgere la formazione a docenti e dirigenti scolastici, genitori, personale educativo e sociale degli enti locali e del terzo settore, personale sanitario.

Oltre la scuola, anche la famiglia rappresenta una delle agenzie educative fondamentali che potrebbe ad esempio monitorare le attività pomeridiane del proprio figlio, eventualmente pianificando un vero e proprio calendario educativo con l’aiuto di un terapeuta. Nei casi più complessi, si potrebbe pensare anche di praticare delle strategie comportamentali mirate per cercare di diminuire il tempo di latenza speso al computer o agli strumenti digitali in genere.

Prevenire il ritiro sociale: strategie per promuovere il benessere degli adolescenti


Secondo la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica, la salute mentale tra gli adolescenti rappresenta un punto su cui la società odierna necessità di focalizzarsi. In tal senso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre a descrivere le skills principali che rappresentano il benessere psico-fisico,sottolinea in particolar modo:

  • L’importanza di agire programmi di promozione e prevenzione della salute mentale anche attraverso laboratori di educazione emotiva, circle time e monitoraggio. Attraverso  media digitali, strutture sanitarie, scuole o comunità,  si possono mettere in atto di programmi strategici specifici per i ragazzi che manifestano un temperamento più introverso e che potrebbero essere più vulnerabili nello sviluppo del ritiro sociale;
  • La necessità di effettuare una diagnosi ed un trattamento precoce dei problemi di salute mentale rilevati in età adolescenziale, dando priorità alla psicoterapia cognitivo comportamentale piuttosto che trattamenti farmacologici.

Le terapie e gli interventi più efficaci


Creare un programma unitario per la riabilitazione sociale costituisce un’impresa un po’ particolare, in quanto bisogna sempre e comunque valutare la problematica riportata a livello personale e i suoi significati. La solitudine costituisce un fattore di mantenimento oppure un effetto di un disturbo di personalità sottostante? Avere un temperamento timido predispone per forza alla solitudine?  Il trattamento di gruppo ha la funzione di coinvolgere almeno una decina di adolescenti che presentino determinate caratteristiche di personalità (ad esempio evitante, con disturbo da ansia sociale, o schizofrenia, o disturbo schizoaffettivo), con il macrobiettivo primario di riprendere in mano la propria vita sociale, considerando la solitudine come uno stile di vita piuttosto che una patologia.

Il ruolo della psicoterapia nel supporto agli adolescenti


La psicoterapia può sostenere l’adolescente attraverso il riconoscimento del problema e dell’invalidazione che questo provoca  al ragazzo, che spesso non ha interiorizzato la gravità del proprio ritiro sociale. Il secondo obiettivo riguarda proprio la psicoeducazione sulle emozioni, cercando di spiegare attraverso esempi concreti come l’appiattimento affettivo impedisce il raggiungimento della propria agency. Gli obiettivi futuri invece sono tutti mirati al reinserimento sociale e all’acquisizione della propria autonomia individuale. La psicoterapia inoltre coinvolgerà anche i genitori del ragazzo, per valutare come le differenti dinamiche familiari abbiano in qualche modo potuto influenzare il ritiro sociale dell’adolescente.

Affrontiamo insieme il ritiro sociale

Ogni adolescente merita di sentirsi compreso e supportato. Se il ritiro sociale sta limitando la sua vita, possiamo lavorare insieme per dargli nuovi strumenti. Prenota una consulenza per iniziare questo percorso, sia in studio a Lecce o online.